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La Paranoia della NATO contro l’Integrazione Euroasiatica

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Mentre iniziava il summit della NATO a Varsavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov non poteva trattenere un’osservazione sarcastica: “Noi non siamo i soli ad avvicinarci ai confini della NATO”

Questa è una dichiarazione realistica. Ma la NATO non si sofferma sui fatti; ma solo sulle narrazioni. Una delle narrazioni più radicate a Washington è che la NATO periodicamente riporta gli Stati Uniti al suo”ruolo tradizionale” di “garantire la sicurezza dell’Europa”. In realtà è proprio il contrario; Washington periodicamente ha bisogno di inculcare nuovamente nella testa dei vassalli Europei il bisogno assoluto di una NATO sempre più presente.

Per troppo tempo la NATO si era concentrata sulle operazioni “fuori zona”; almeno dal 1993 quando per la prima volta nacque l’idea.

Il risultato è stato la “Proiezione della Stabilità”, da parte della NATO, in Afghanistan – dove è riuscita a perdere in modo miserabile una guerra contro un manipolo di tribù, armate di Kalashnikov – ed in Libia – dove ha trasformato uno stato nazionale stabile, in un deserto devastato dalle milizie.

Ed è ancora ben lungi dall’essere finita. Basta guardare il 2° punto del summit di Varsavia: “Proiettare stabilità”. Ecco la missione: “Per salvaguardare la sicurezza all’interno, la NATO deve anche proiettare stabilità oltre le sue frontiere. Ecco la NATO nelle vesti di Robocop Globale – un progetto destinato a prendere nuovo slancio, nel caso che la candidata neocon/liberal-con, Hillary Clinton, si trovasse al comando della Casa Bianca nel 2017.

Soprattutto, la NATO è ora tornata alla sua missione (riadattata) di Guerra Fredda contro la Russia. Questo è il tema principale del summit di Varsavia – ed oltre, comunque la si voglia raccontare.

Quindi questo è tutto, riguardo alla “aggressione russa”. E, per dirla tutta, la NATO è intenzionata a creare una nuova Cortina di Ferro, quanto più plastica che sia possibile, dal Baltico al Mar Nero , e potentemente manda quel chiaro messaggio enunciato dal segretario generale Jens Stoltenberg; “Se uno qualunque dei nostri alleati è attaccato, l’intera alleanza risponderà unita”.

La nuova Cortina di Ferro (Plastica?) per il momento prende principalmente la forma di quattro sparuti battaglioni multinazionali, dispiegati a rotazione in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. E questo, mentre la vera “minaccia” per i membri della NATO non è la Russia, ma ciò che appartiene ad un dibattito che è tabù in Europa, i contraccolpi delle cantonate dirette ed indirette di Washington in Medio Oriente – dal “Colpisci e Terrorizza” (Shock and Awe), al “tirare i fili di nascosto”, ad armare i “ribelli moderati”, tutte classiche mosse dell’Impero del Caos, che hanno contribuito all’enorme crisi dei rifugiati.

Il migliore inquadramento che Stoltenberg ne ha potuto fare è che: “noi fisseremo un contesto per affrontare le minacce e le sfide che vengono dal sud”. Nella NATO parlare di “sud” significa in teoria ISIS/ISIL/Daesh, che è attivo nel MENA (Middle East/Northern Africa). Ma non i sottoprodotti di al-Qaeda, che possono essere catalogati come “ribelli moderati”

Stoltenberg insiste anche, “Noi non vogliamo una nuova Guerra Fredda”. Eppure la “proiezione della stabilità” della NATO racconta una storia diversa. E se ci fossero dei dubbi che la UE e la NATO operano insieme nell’intero progetto, la dichiarazione congiunta sottoscritta a Varsavia da Stoltenberg, dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, e dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dissipa per sempre questi dubbi.

Dopo tutto, anche le istituzioni Britanniche sono state costrette ad ammettere che la UE, fin dall’inizio, era un progetto della CIA, così come la NATO è una filiazione del Pentagono.

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Questo è dunque il “progetto” che la NATO ha da offrire all’Occidente – ed al Sud Globale. Vediamo che cosa succede dall’altra parte.

Un cambio di prospettive si è manifestato solo pochi giorni fa, a Tashkent, all’annuale summit dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO). La SCO è ora in procinto di capovolgere la sua strategia geopolitica. Non a caso una valutazione accurata dello stato d’animo della leadership di Pechino, l’ha paragonato con la frattura del super continente di Gondwana, 180 milioni di anni fa.

Mentre la Brexit può avere prefigurato l’implosione al rallentatore della UE – per la costernazione delle elites che guidano l’Impero del Caos – la SCO sta accogliendo dentro di sé tanto l’India che il Pakistan. È troppo presto per individuare i vincitori a lungo termine nella configurazione geopolitica del dopo-Brexit. Washington ha istericamente proclamato che “ha vinto Putin”. Pechino, in una misurata risposta, ha ammesso che aveva vinto il dollaro USA. Mosca, senza enunciarlo, ha pensato che potrebbe avere vinto la partnership Russo-Cinese.

In effetti quello che Pechino vuole è un percorso più complicato; niente di meno che una partnership strategica Cinese–Europea, fianco a fianco con la partnership strategica Russo–Cinese , che si sviluppi parallelamente alla SCO.

Ancora una volta, questo è tutto riguardo l’importante interconnettività Eurasiatica – che si rispecchia nell’azione senza soste per creare corridoi economici multipli. Il che comporta, per esempio, lo sviluppo del servizio di trasporto merci per ferrovia tra Cina ed Europa, che ora sta crescendo continuamente sotto il marchio “China Railway Express”. I progetti per il commercio, gli investimenti, e le infrastrutture, sono in piena espansione in tutta l’Eurasia, dalla ferrovia tra Serbia ed Ungheria, al tunnel Qamchiq in Uzbekistan, dalle linee di trasporto dell’energia in Kyrghizistan, al sistema di gasdotti di gas naturale tra la Cina e l’Asia Centrale.

Il ministro Cinese del commercio, Gao Hu Cheng, ha in pratica dato il via alla tabella di marcia, quando ha sottolineato che la futura cooperazione economica regionale si svilupperà nel quadro della SCO, e sarà guidata da “Una Fascia, Una Strada”, (One Belt, One Road –OBOR) che è la denominazione ufficiale Cinese per la nuova Via della Seta.

Ciò implica, per esempio, che la Cina firmi accordi per la regolazione valutaria dei commerci di frontiera con Russia, Kazakistan e Kirghizistan; un accordo valutario per la regolazione del commercio trans-frontaliero con il Tajikistan; e accordi di cambio valutario con Russia, Kazakistan e Kirghizistan.

Ed è così che tutto si unisce; la SCO, l’OBOR, l’AIIB (Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali), la Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB) dei BRICS, il Fondo della Via della Seta. Investimenti e finanziamenti che alimentano una interconnettività totale.

Tutto questo è reso possibile perché la SCO – a differenza di UE–NATO – non è né un’alleanza, né un’unione. Ci sono voluti degli anni per la SCO per individuare il suo compito fondamentale; noi siamo la NATO dell’Asia, o siamo un’aggregazione commerciale? La SCO in realtà è un mutante, un ibrido, un concetto pragmatico, molto Asiatico, di unità nella diversità.

Il “regionalismo aperto” non è lontano dall’obiettivo. Per esempio, l’India può essere parte della SCO, ma anche mantenere una certa simbiosi con gli Stati Uniti.

Eppure alcuni concetti chiave sono chiari, specialmente l’impulso concertato a costituire un’infrastruttura onnicomprensiva capace di unificare in pratica tutti i suoi membri, dall’Asia del Sud-ovest, al Sud, all’Est ed all’Asia Centrale.

Tutto questo è parte di un complesso progetto geopolitico Cinese, altamente strategico – che comporta rapporti ‘turbocompressi’ di affari e commerciali con ciascuno dei paesi interessati, dall’Europa, all’Asia Centrale e fino all’Asia di Sud-est.

Non c’è da meravigliarsi se il presidente dell’AIIB, Jin Li Quin, è stato inflessibile nell’evidenziare che i progetti OBOR saranno sostenuti da AIIB; quello di cui hanno bisogno è “promuovere la crescita, essere socialmente accettabili, ed essere amici dell’ambiente”

La storia d’amore tra Russia e Germania

Per quanto la Russia sarà profondamente implicata nell’integrazione eurasiatica, Mosca mantiene un occhio attento sul fronte Europeo. La Russia e la Germania possono essere ancora lontane dal costituire una partnership strategica, ma sono sulla strada per farlo. È a verbale che il ministro dell’economia Sigmar Gabriel ha detto che le sanzioni dovrebbero essere revocate; lui è anche un sostenitore di Nord Stream 2, che aumenterebbe la capacità dell’oleodotto originale Nord Stream.

Il ministro degli affari esteri Frank-Walter Steinmeier, da parte sua, ha qualificato le manovre anti-Russe Polacco-Baltiche, come una minaccia di ricorso alla forza militare.

I Social Democratici Tedeschi sono sempre convinti che lo spirito della Ostpolitik di Willy Brandt, deve essere mantenuto vivo, ed anzi espandersi.

Se fosse ancora vivo, Ciu En Lai, potrebbe dire che è troppo presto per sapere se la Gran Bretagna del dopo Brexit stabilirà una nuova alleanza geo-finanziaria con la Cina. Quello che è certo è che la City di Londra sbava al pensiero di offrire i suoi servizi finanziari a vantaggio dell’integrazione Eurasiatica. Pechino, da parte sua, sembra piuttosto sicura che gli Usa non sono in grado di abbattere il dragone Cinese, e l’orso Russo insieme; perciò l’affare dell’integrazione Eurasiatica, che coinvolge entrambi i partner strategici, dovrebbe continuare ad avanzare. In queste circostanze, che cosa vuole realmente Washington?

L’annuale conferenza dell’Esercito Britannico sulla guerra terrestre ha avuto luogo solo pochi giorni prima della Brexit. Come è riferito da uno dei teorici dello Shock and Awe – che in realtà è la distruzione dell’Iraq – la dichiarazione shock è stata quella fatta da un generale dell’Esercito USA. Lui ha detto che per il Pentagono, la priorità assoluta è di “scoraggiare, e se necessario sconfiggere la Russia in un guerra”.

Dunque alla fine tutto questo si traduce – prevedibilmente – ad uno scenario da Dr. Stranamore. La nuova e normale “proiezione della stabilità” della NATO che è stata stabilita a Varsavia, è solo un ulteriore inutile esercizio di pubbliche relazioni, per mascherare il vero obiettivo; il Pentagono è risoluto a pianificare la spaventosa possibilità di una guerra aperta con la Russia.

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato da Sputnik Int. l’8 Luglio 2016
Traduzione in Italiano a cura di Luciano Ragazzi per SakerItalia.it


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