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Guerra Ibrida, da Palmira a Panama

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I documenti di Panama, spogliati fino all’osso, potrebbero rivelarsi, come ho sostenuto, essenzialmente un’operazione di guerra mediatica innescata dalla NSA – che dovrebbe attaccare opportunamente i “nemici” dell’emisfero meridionale (come le nazioni del BRICS) e pedine occidentali selezionati e sacrificabili.

Nel loro stato attuale, le carte di Panama si sono trasformate in un’operazione psicologica armata travestita da “fuga di notizie a cura di attivisti”, direttamente dal libretto della Guerra Ibrida.

L’implacabile, esperta copertura mediatica globale ha faticato non poco a descrivere la grande fuga di notizie come “giornalismo responsabile”, senza riuscire a rispondere a domande che facevano alzare le sopracciglia sul come queste fughe di notizie sono veramente avvenute; come 2.6 terabyte di dati, incluse 5 milioni di email, sono stati editati in maniera selettiva; come è stato possibile ottenerli, poiché criptati; come mai non c’è stata una singola fuga di notizie mentre l’intero malloppo veniva esaminato da 400 o più giornalisti da oltre un anno; e come mai l’informazione è stata rilasciata in maniera così selettiva.

I curatori del “giornalismo responsabile” fanno girare voci secondo le quali questa fuga sarebbe avvenuta tramite un moschettiere digitale; un informatore. Non necessariamente. La fuga di notizie ha già scatenato una guerra di credibilità tra Wikileaks e l’informatrice Mainstram, pesantemente compromessa, basata a Washington, finanziata dalle fondazioni USA, chiamata ICIJ.

La tesi della NSA è sorretta dal fatto che la NSA è specializzata nel violare qualsiasi database situato ovunque, rubare “segreti” e poi distruggere/ricattare/proteggere in maniera selettiva i beni dei “nemici” secondo gli interessi del governo americano. Aggiungete che Ramon Fonseca, il socio fondatore di Mossack Fonseca, sottolinea “Escludiamo si tratti di un lavoro interno. Questa non è una fuga di notizie, è una violazione della sicurezza.”

Rispondere alle “minacce strategiche”

Le carte di Panama funzionano bene sia come attacco di precisione, sia come “messaggio” per una vasta schiera di giocatori per rimettersi in riga – o peggio per loro; dopo tutto, la fuga/violazione svela una rete di connessioni a diverse decine di compagnie, individui e politici nell’emisfero meridionale che sono delle superstar – o aspiranti tali – nella lista nera delle sanzioni americane.

Il mettere a fuoco ossessivo dei media globali sui nemici e/o le “minacce strategiche” all’Eccezionalistan fa alzare le sopracciglia; ecco come la leadership di Beijing lo sta attentamente analizzando.

Le carte di Panama casualmente coincidono con una grande offensiva statunitense sui trattati commerciali. Potete leggerlo come un sollecito della presa di potere corporativa del TPP-TTIP; se non vi unite alla nostra partita per un Commercio Mondiale Unico, controllata dagli Stati Uniti, vi lanceremo fango addosso.

E’ naturalmente sano che ci venga offerto uno spunto sulle sporche correnti sotterranee del casinò del turbo capitalismo, cioè il “sistema finanziario globale”, dove le grandi banche e un esercito di squali finanziari permettono a compagnie “segrete” di depositare fondi illeciti o provenienti dalla corruzione.

Parallelamente, è illuminante osservare come oggi tutte le transazioni monetarie sono totalmente tracciabili. Le carte di Panama casualmente arrivano pochi mesi prima che un oscuro trattato di condivisione delle informazioni entri in vigore. Se gli squali della finanza globale riusciranno a circonvenire tali pratiche è una domanda aperta. Cruciale; Panama non fa parte dei firmatari.

Dal punto di vista degli squali della finanza, oltre la metà delle compagnie elencate nella fuga di notizie/violazione sono registrate in Gran Bretagna o nelle “dipendenze della Corona”. Assaporate il dolce odore di vendetta delle corporazioni americane denuncianti l’evasione fiscale dell’Impero Britannico.

Tutti sanno che la City di Londra opera largamente come un racket per riciclare denaro sporco. Eppure scordatevi che i giornalisti britannici “responsabili” ne parlino in dettaglio. E’ molto più popolare dare la colpa a Putin per associazione di colpa piuttosto che esaminare come il padre di Cameron, Ian, ha deciso di mettere da parte il denaro di famiglia (e l’eredità del futuro Primo Ministro) lontano dagli esattori.

Oppure come il Presidente della entità  fallita NATO-friendly, Petro Poroshenko, mette da parte la sua fortuna non nell’Ucraina senza regole ma nelle “protette” Isole Vergini. E scordatevi di investigare l’ex capo ufficio del’ex Primo Ministro Ariel Sharon, Dov Weisglass, che, come il padre di Cameron e Poroshenko, è nominato nelle carte di Panama.

Oltretutto, non aspettatevi presto carte dalle Cayman o dalle Isole Vergini – il vero affare. La vera élite non lo lascerà mai succedere.

Panama rivista

E poi c’è il punto di vista finale dell’Eccezionalistan. Anche Bloomberg, tre mesi fa, ha annunciato formalmente all’opinione pubblica globale che il nuovo paradiso fiscale nel mondo sono gli Stati Uniti – assieme al noto provider di servizi per i paradisi fiscali, Rothschild-a-Reno. Diversamente da Panama, qualsiasi cosa succeda a Reno resterà a Reno – e non stiamo parlando di notti di lap-dance selvaggia nel deserto del Nevada.

Aggiungeteci il punto di vista di una fonte profondamente connessa al governo riguardo i “soli 441 Americani” (ciascuno di loro ancora avvolto nel mistero) nominati nella fuga/violazione; “L’ufficio del Nevada della Mossack Fonseca, tramite la NSA, ha ricevuto in anticipo informazioni per avvertire Panama, allo scopo di cancellare tutte le prove in Nevada. La NSA è un meccanismo di controllo politico. Non hanno nulla a che fare con il terrorismo e non avrebbero alcuna idea di dove cercare se non fossero guidati da infiltrati del genere Operazione Gladio.”

La guerra del governo statunitense ai paradisi fiscali è, come prevedibile, anche selettiva. La Svizzera è stato un bersaglio chiave. Ora Panama. Considerando la tesi della NSA, è chiaro che miliardari chiave e corporazioni americane sarebbero stati tutti omessi dalla fuga/violazione.

La prova schiacciante riguardo le carte di Panama, per non essere vista come una limitata operazione psicologica, sarà per esempio se HSBC, Coutts (una sussidiaria di RBS) e UBS – tutte profondamente connesse con Mossack Fonseca – saranno investigate compiutamenente. Se i commercianti di petrolio Vitol, connessi al sovrano dell’Azerbaijan Ilham Aliyev dalle carte di Panama, saranno investigati. Se Poroshenko sarà investigato. Se le disgustose connessioni tra le grandi compagnie petrolifere e le grandi banche occidentali saranno svelate.

E, ovviamente, dopo che le carte di Panama avranno messo in riga inaffidabili trafficanti di armi, baroni della droga, oligarchi corrotti e evasori delle tasse, potranno continuare ad essere largamente ricompensati, indisturbati – finché sapranno come giocare alle regole del casinò capitalista supercaricato.

Perché adesso?

Le carte di Panama hanno a che fare con il tempismo. Perché adesso? Dopo tutto, questo malloppo gigante è rimasto sotto esame in totale segreto per oltre un anno.

Le carte di Panama rientrano perfettamente nella Guerra Ibrida. Come l’inchiesta Car Wash [Autolavaggio, NdT] in Brasile – che è una continuazione delle operazioni di spionaggio della NSA su Petrobras – le carte di Panama potrebbero essere viste come un Monster Truck Wash [Lavaggio di Mega-Camion, NdT], che abbia come bersaglio l’emisfero meridionale e i BRICS in particolare.

Non è un caso che immediatamente dopo che la fuga di notizie/violazione di sicurezza è venuta alla luce, il patrono supremo del Pentagono Ash Carter, parlando al Centro per gli Studi Internazionali e Strategici (CSIS) a Washington – un vicino dell’ICIJ – ha insistito nuovamente che il Pentagono aveva bisogno di essere più “agile” per combattere le cinque sfide strategiche degli Stati Uniti, che ha nominato nell’ordine: “Russia, Cina, Nord Corea, l’Iran e il terrorismo.”

Notate il “pericolo” predominante costituito dalla Russia, Cina e Iran – i nodi chiave dell’integrazione euroasiatica, e tutti loro pesantemente inclusi nelle carte di Panama, per la maggior parte colpevoli di associazione.

Il tempismo dell’uscita di questa fuga/violazione ha certamente qualcosa a che fare con Palmira. La sua recente liberazione – per 3000 anni la porta verso il Sud Ovest dell’Asia per coloro che vengono da occidente, e la porta per il Mediterraneo per coloro che vengono da Oriente – era un brillante piano geostrategico che ha lasciato molti al Pentagono a bocca aperta.

Daesh ha trasformato Palmira in una base chiave per un attacco totale a Damasco – controllando l’unica strada che portava alla capitale.

Quindi solo una contro offensiva coordinata – fino a 20.000 uomini, dall’esercito siriano (SAA) a milizie locali, forze speciali di Hezbollah, pasdaran iraniani (inclusi parecchi afgani addestrati dagli iraniani) e Spetsnaz russi – sarebbe stata in grado di allontanare la minaccia.

Generali siriani sono stati irremovibili nel sottolineare che l’Europa, “invasa” dai rifugiati “liberati” dal sultano turco Erdogan, ha del tutto preferito dare sostegno a questi inesistenti “ribelli moderati”- una finzione della cricca di Washington – armata dalla Turchia e dall’Arabia Saudita. Ora gli europei devono fronteggiare le conseguenze sul suolo europeo.

L’esercito siriano nel frattempo, ha difeso Damasco, ha difeso una Siria unita e laica e – i generali dell’SAA lo sottolineano con orgoglio – ha difeso la stessa Europa. Il loro lavoro non si fermerà a Palmira. I prossimi obbiettivi, per i prossimi mesi, sono Deir Ez-Zour, poi l’assalto finale alla falsa capitale del “Califfato”, Raqqa.

Quindi che ruolo ha giocato l’Eccezionalistan – la terra della “guerra al mondo” – in questo epico sforzo?

Nessuno. Non è un caso che il terrorismo compaia per ultimo nella lista delle “minacce strategiche” del Pentagono. E’ come se la finzione stesse svelando la realtà, come nell’ultima scena dell’attuale stagione di House of Cards: “We make the terror” [noi creiamo il terrore, NdT].

Nel caso del Daesh, Washington ha “creato il terrore”, come l’ha fatto accadere; il fiorire del falso “Califfato” era una decisione ostinata del governo statunitense. E ora la Russia ha fatto esplodere definitivamente – davanti agli occhi di tutti – l’immaginario autoritratto narcisistico del governo degli Stati Uniti.

Ahi, questo fa male. Indizio che porta alla famosa visita del Segretario di Stato americano John Kerry a Mosca, due settimane fa, per parlare al Presidente Putin.

Potrebbe essere stato tutto parte di un “grande affare” in Siria (no, non è trapelato nulla riguardo ciò che hanno discusso veramente). E potrebbe essere stata una ritirata tattica, visto che Kerry ha ammesso che la Russia ha “vinto” in Siria, ma la NATO – come il Pentagono – manterrà la pressione sui confini della Russia. La Guerra Ibrida ricomincerà poco dopo, attraverso le carte di Panama.

Comandiamo il mondo (We rule one world)

Un finto “Califfato” non sarà mai una minaccia strategia per l’Eccezionalistan; ma l’integrazione Euro-Asiatica certamente lo è.

C’è poco da stupirsi se a Washington sono allarmati. La Siria ha già prodotto due risultati chiave.

  1. La coordinazione ad alto livello tra Mosca, Damasco, Teheran e Baghdad – attraverso il centro di informazioni congiunto a Baghdad – era l’anticamera di come la SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), in futuro, potrebbe intervenire in punti caldi in maniera del tutto opposta alla NATO: sradicando il caos invece che fomentarlo attraverso il fondamentalismo umanitario.
  2. Questa era anche l’anticamera, in termini di collaborazione tra stati, su come la Nuova Via della Seta potrebbe muoversi attraverso l’Eurasia, integrando via via la Cina e la Russia con l’Asia Centrale e il Sud Ovest asiatico.

Per quanto riguarda Washington, le priorità restano le medesime. Prima di tutto, prevenire la Russia e l’Europa dal raggiungere scambi commerciali e collaborazioni strategiche che possano aiutare l’integrazione con l’Eurasia. L’irriducibile Guerra Ibrida in Ucraina mette i bastoni tra le ruote, così come il fatto che la NATO stia preparando “pattuglie” stazionate negli stati vassalli dell’Europa Orientale.

L’obbiettivo chiave è prevenire l’integrazione Euroasiatica in tutti i modi possibili. Per quanto riguarda Wall Street, ciò che importa è costruire un unico flusso di capitale americano dal quale possa trarre beneficio un sistema turbo-capitalista controllato dagli Stati Uniti – e non dall’Eurasia.

Rispetto alla Grande Rappresentazione, alla fine Panama ci riporterà sulla buona vecchia strada della mattanza. E non è sufficiente.  Aspettatevi un lungo seguito, perché questo avido Monster Truck da guerra ibrida percorre una strada senza fine.

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato da Sputnik Int. il 7 Aprile 2016

Traduzione in Italiano a cura di Sascha Picciotto per SakerItalia.it


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